Vincent Van Gogh - Notte stellata sul Rodano - particolare (Musée d’Orsay, Parigi)

27 novembre 2010

L'icona di Cristo Pantocratore

Il mio amico Bruno, in arte "vinoemirra" blogger scherzoso e impenitente nonché eccellente medico, ha pubblicato un post tra i più belli che ho letto sul suo blog, lo propongo anche a voi perché ne vale la pena.


Eccovi una versione recente dell'icona



L'icona del don

Pare che questa sia la società dell’immagine.
La comunicazione, in primis, è immagine: la tv spadroneggia, nessuno la ascolta e tutti la guardano;
i titoli dei giornali tradiscono il testo dell’articolo, si sa: tanto vale guardare la foto a colori in centro pagina.
Ed ecco risaltare la brillantina del premier, il lifting dell’attrice, le forme rifatte della soubrette.
L’importanza dell’immagine, però, è tutto tranne che una acquisizione recente.
Ci pensavo osservando un’icona di Cristo Pantocratore.
Il mio don dice che c’è tutto un vangelo in questa sola immagine.


- Oddio, bella è bella ma…
  don, non ti sembra di esagerare?


- Niente affatto: siamo talmente abituati a vedere immagini che non le sappiamo più guardare davvero.
Prendi ad esempio questa icona, un  busto del Cristo benedicente con il Vangelo.
Punto e basta?
Ce ne sono tante.
Tutte uguali?
Mica tanto.
Questo è  Cristo Pantocrator (dal greco “Pan” cioè tutto e “Kratos” potere.
Cristo governa tutto l’Universo.

- Vabbè,  don, mica mi incanti col "grecorum"... la potevano chiamare altrimenti…

- Zitto, miscredente!
I lineamenti storici del Cristo adulto vogliono testimoniare l'autenticità dell'Incarnazione, e la Redenzione attraverso il sacrificio della Croce viene inscritta nel nimbo insieme con la rivelazione del nome divino di Es 3,14: O N ( " Io Sono Colui che Sono " ).
“Io Sono” è il nome di Dio, secondo Mosè, e qui è attribuito a Gesù;
a lui si piegano tutte le lettere greche dell’acronimo, per rendere omaggio al Sovrano Giudice.
 

­- ehm… scusa, don… “nimbo”? Nimbo kid?

- ‘gnorante!
Il nimbo (ovvero stichos o clavus), è il cerchio inscritto attorno al capo di Cristo, che riceve la luce divina e la rimanda..
Attorno al volto sono poste le abbreviazioni greche ICXC per il nome "Gesù Cristo ".

- E, don… tutto quest’oro?
Non siamo noi per una chiesa povera?


- Povero me!
L’oro è simbolo di regalità, è ovvio!
E poi questo sfondo così… luminoso, non ti dice proprio nulla?


- La luce!

- Certo che sì, Cristo è la luce che vince le tenebre.
Vatti a rileggere il prologo del Vangelo di Giovanni, o anche la sua prima lettera.

"In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;

la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta."

E ancora
"Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo"


Qui tutto è luce, una Luce divina soprannaturale, rivelata dal Redentore ai discepoli sul monte Tabor: “E si trasfigurò davanti a loro;  il suo volto divenne brillante come il sole, e le sue vesti bianche come la luce”.

- E ok, don, ok.
Però quello sguardo….
Che vuole questo da me?


- Bella domanda.

- Questo volto maestoso e grave, questi occhi penetranti, ti fissano.
Ti ricordi lo sguardo di Gesù, quando guarda il giovane ricco?
Guardatolo, lo amò, dice il vangelo. E lo sguardo che Gesù riserva a Pietro subito dopo il triplice tradimento? Basta a far fuggire il discepolo e ad annegarlo nel pianto.
Qui invece accenna un sorriso: affanno, dubbi, dolori, tutto scompare.
Rimani solo con lui e hai la sensazioni che non manchi più nulla.

- E poi, guarda meglio: il volto è costruito entro due centri concentrici.
Il primo, centrale, più piccolo, comprende occhi e naso.
E’ un cerchio di luce.
Risplenda su di noi Signore la luce del tuo volto” (Sal 4,7)

- Gli occhi sono la porta della luce sul mondo.
Il meccanismo fondamentale della conoscenza.
E chi è che conosce se non Dio stesso?
“La lucerna del tuo corpo è il tuo occhio; se il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce” (Mt 6,22).

Nel naso invece soffia lo Spirito del Dio vivente, che scende a gonfiare il collo.
Questo primo cerchio indica la natura divina di Gesù.

Il secondo cerchio del volto, invece, comprende la bocca, ma anche la barba ed i capelli. Qui c'è molta meno luce.

- Va bè.
E allora?


- Dai!
E’ facile!
La bocca serve a mangiare, no? Rimanda alla carne, no?
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;


Gesù assume in pieno la nostra umanità, con i suoi limiti, la necessità di mangiare (la bocca), la necessità di coprirsi (capelli e barba).
C’è il sapore dell’esistenza umana nella sua totalità.
Ci sei anche tu, con la tua storia e il tuo dolore.

I due cerchi sono il connubio fra Cielo e terra.
Nei due cerchi concentrici si fondono le due nature, umana e divina.

- Mmmmmmhhhh interessante.

- Oh, ma c’è dell’altro, sempre nel volto, da osservare.

- Ancora?

- Ti faccio uno scherzetto.
Copro con un foglio la metà sinistra del volto di Gesù.
Cosa vedi?

- Il lato destro della sua faccia è sereno, imperturbabile.
Misericordioso direi; trasmette Pace divina; l’intensità dello sguardo di un Dio che non ci abbandona mai.

- Ti ricorda niente?
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo…

- Ora copro la metà destra della faccia di Gesù.
Che vedi?

- E’ diversa!
Sembra uno che gli hanno pestato un callo!


- Mettiamola così.
E’ il volto dei dispiaceri, di uno che condivide la sofferenza del genere umano;
Ma è anche lo sguardo severo del Dio giudice.
Lo sguardo di chi dice “…a quelli che saranno alla sinistra: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli..."

Una descrizione bizantina di questa icona dice: “i suoi occhi sono allegri e danno il benvenuto a coloro che non sono rimproverati dalla propria coscienza, ma per coloro che sono condannati dal loro proprio giudizio diventano adirati ed ostili.”

Unisci la faccia che ne risulta è una singola persona, Gesù Cristo.
La gloria di Dio risplende sul Suo volto». 2 Corinzi 4,6.

Questo volto si solleva dal tempo, è come teatro di una storia che ci ha coinvolti tutti, trovandoci ora accusati, ora accusatori. Ora vittime, ora carnefici.

- Accidenti, don!
Tutta questa simbologia!
Chi l’avrebbe mai detto.


- E non è finita.
L’asimmetria del volto si ripercuote nell’asimmetria delle vesti: un manto verde-blu, sulla sinistra di Gesù, simboleggia la sua natura umana che va a coprire la tunica rossa, simbolo di divinità regale.
Un classico delle icone.
La madonna, facci caso, ha colori invertiti, blu sotto e rosso sopra: l’umano che si fa divino.


- Sta a vedere che adesso mi dici che ci sono dei simboli anche nelle mani…

- Proprio così!
Nella mano destra, benedicente,  il pollice e l’anulare si uniscono lasciando l’indice diritto, formando l’anagramma di Cristo (IC).
Inoltre le due dita che si toccano indicano la raggiunta unione in Cristo della natura umana e di quella divina, con il divino che si abbassa al massimo per farsi incontro all’umano che invece si tende in alto per quanto a lui possibile.

- La mano ha una valenza simbolica molto forte, quando la mano di Dio tocca l’uomo questi riceve in sé la forza divina.
Egli ci Benedice benedicendo la nostra vita, la nostra quotidianità e ci ricorda che è sempre con noi …….
Io ho posto le mie parole sulla tua bocca, ti ho nascosto sotto l’ombra della mia mano, quando ho disteso i cieli e fondato la terra, e ho detto a Sion: “Tu sei mio popolo”……(Isaia 51,16).

- E che mi dici del libro nella sinistra?

- Il libro, con i suoi sigilli intatti rappresenta il centro del paradiso e nell’apocalisse viene identificato con l’albero della vita.
«Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione» (Apocalisse 5,9).
Il libro chiuso significa che cela il suo segreto e ci rimanda a Gesù che è la chiave di tutte le cose segrete; è tenuto ben saldamente ed ha una copertina ricca di ornamenti preziosi …. Beato l’uomo che ha trovato la sapienza e il mortale che ha acquistato la prudenza, perché il suo possesso è preferibile a quello dell’argento e il suo provento a quello dell’oro. Essa è più preziosa delle perle e neppure l’oggetto più caro la uguaglia ……… (Proverbi 3,13-15).


- Don, basta, per carità.

- No. No che non basta.

- No? Cosa c’è ancora?

 
- C’è che davanti a un’icona come questa, non si può non pregare.

Facciamolo insieme, con le parole di Andrea di  Creta:

"mi scruti e mi conosci, o mio Giudice,
assieme agli Angeli verrai
a giudicare l' universo.
In quel giorno volgi a me
uno sguardo d'amore
e fa grazia, o Gesù,
a un peccatore che confini
non conobbe al suo peccato.

Pietà di me, o Dio, pietà di me."





Salvatore del Chilandari (Hilandar) - Monte Athos Icona di scuola serba, XIII Secolo, cm 1290×90

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