Vincent Van Gogh - Notte stellata sul Rodano - particolare (Musée d’Orsay, Parigi)

21 agosto 2011

E l'esistenza diventa una immensa certezza


Da pochi minuti è partita ufficialmente la più grande kermesse estiva il Meeting dell'amicizia che si svolge ogni anno a Rimini verso fine agosto.
Sentiamo come ne parla oggi John Waters su il.sussidiario.net .




Il Meeting che "si respira"  
 
E' difficile descrivere il Meeting a qualcuno che non lo abbia visto personalmente, ma è quasi altrettanto difficile tradurlo in parole parlando con qualcuno che c’è stato. Si può, infatti, parlare dei contenuti: gli incontri, le discussioni, le mostre, la combinazione di arte, politica, musica, filosofia, tutte queste cose che sembrano, a prima vista, rendere il Meeting unico, ma nel senso della sua varietà e grandezza. O si può parlare dello “spirito” del Meeting, del suo ethos di educazione e riconciliazione, dell’entusiasmo e del senso di coinvolgimento che lo caratterizza, l’intensità delle persone che lavorano e si incontrano in questo eccezionale ambiente.
E tuttavia, vi è ancora qualcosa d’altro. L’essenza dell’avvenimento aleggia provocante attorno e dentro queste descrizioni, ma al di fuori della portata delle semplici parole. E davvero qualcosa che “si respira”. Forse non lo si può riscontrare nelle singole cose, ma diventa palpabile in una serie di incontri, suscitando un senso di benessere, di scopo, di scoperta e avventura, soprattutto un’eccitazione quasi da bambini, una sensazione dimenticata.
Espressa in modo negativo, è la dissoluzione della noia che accompagna l’uomo in quella che chiamiamo società “moderna”, la sensazione che tutto sia già deciso e che ci sia ben poco da scoprire. Sembra che non importi dove uno vada, c’è già stato e non ha niente da mostrare se non la t-shirt.
Oggigiorno siamo chiamati il più delle volte a “imparare” senza conoscere. Qualcosa può essere trattenuto, capito, registrato, ma, anche se rimaniamo saldi nella nostra sensazione di poter governare i “fatti”, il significato finale è tenuto in sospeso, come se stessimo aspettando una qualche comprensione definitiva prima di poter essere sicuri di qualcosa.
La curiosità dell’uomo si è separata dal suo desiderio di fondo, cosicché non si sente più spinto a un confronto globale tra sé e ciò che incontra. Non avendo fiducia nell’affermazione delle nostre più profonde aspirazioni, cerchiamo conferme “oggettive”e, dato che si dimostrano elusive, rimaniamo come bambini gettati in una folla lontano dai genitori, con le nostre esistenze diventate provvisorie, incerte e piene di paure.
Il Meeting, quindi, è come un rewind, fatto magari per indagare su qualche dettaglio del racconto che non quadra. Cos’è che ho scorto? Ho forse sentito male? Con la possibilità che tutto possa essere rivisitato alla luce di queste nuove impressioni.
Al Meeting si può sperimentare il conoscere come una situazione di puro risveglio. Si possono anche comprare t-shirt, ma questo promette di essere piuttosto l’inizio che la fine di qualcosa. Qui la conoscenza non è conquistata, ma penetrata e celebrata come il nutrimento più vitale della soggettività umana.
Dentro il cuore umano è scatenata la curiosità senza confini che, altrove, ha paura a dichiararsi per il timore di rivelare ciò che sembra qualcosa di vergognoso, ignoranza o stupidità, ma che in realtà è un ritorno alla capacità di stupirsi. Se il cristianesimo inizia con un evento nella storia, esso inizia anche con un evento nel cuore delle persone, il desiderio di conoscere qualcosa che, nella cultura che abbiamo costruito per proteggerci dai nostri dubbi e dalle nostre paure, non è più visibile a occhio nudo. Dietro i significati che abbiamo dedotto e introdotto, c’è una verità più profonda di ogni cosa.
Le parole allora vengono, pur inadeguate e parziali: il Meeting è una deliberata costruzione di un tipo di percezione della realtà ora nascosto, percepibile a malapena, che non è in superficie ma nel profondo, sotto ciò che riconosciamo dalle descrizioni che ci sono date: la familiare versione della “realtà”fatta dall’uomo, che ci calma e ci annoia al contempo.
Questo, e non meno di questo, è quanto il Meeting offre: l’universo restituito al mistero, ma reso conoscibile in un nuovo modo. Ci porta, nei suoi molteplici modi, nella profondità delle cose, vertiginoso ed esaltante, ma con una insistenza ferma e coerente. I suoi eventi non sono casuali presentazioni messe insieme all’insegna della molteplicità, ma un preciso sguardo nella direzione di “ciò che è”, che muove verso la profondità più profonda delle cose, nella certezza che ciò che verrà scoperto sarà una conferma del desiderio più profondo di chi viene per avere il proprio cuore spalancato.

 

16 agosto 2011

L'invasione del divino


Ultimamente navigando in rete mi capita di imbattermi in mostruose schifezze, come ad esempio la nonciclopedia, che mi fanno sentire impotente di fronte al male che seminano.
Ma grazie al cielo ho qualcuno a cui guardare, che mi fa volgere lo sguardo verso la vera Bellezza celata nei piccoli fatti di ogni giorno; amici come don Gabriele Mangiarotti che segnalando la testimonianza di Luisella Saro "L'invasione del divino" così scrive: "... e mi accorgo che il migliore antidoto alla violenza che ci circonda, alla banalizzazione della vita e dell’amore, alla crescita di una umanità senza volto né speranza sia proprio la testimonianza di un modo altro di vivere. Quel modo che trova nella testimonianza dei santi (quelli di cui la Didachè diceva di cercarne ogni giorno il volto per trovare conforto nel loro conversare) un alleato potente e infallibile".

In questa calda giornata d'agosto desidero donarvela, a me ha dato molta gioia e sono certa renderà lieti anche voi.

L'invasione del divino di Luisella Saro
tratto da [Cultura Cattolica.it] 2 agosto 2011



Van Gogh, Terrazza del caffè in Place du Forum ad Arles la sera

E’ bello il tempo dell’estate: è un tempo lento. Puoi guardare le cose e le persone con più attenzione, puoi fermarti a scambiare quattro chiacchiere senza la dittatura dell’orologio, vera o presunta che sia.
Ed è in questo tempo lento, in questo sguardo meno frettoloso e superficiale, che puoi scoprire, se lo vuoi, i dettagli. Nelle cose, nelle situazioni, nelle persone. Come l’altro giorno, al bar.
Mentre, sola, stavo sfogliando il quotidiano, in attesa del caffè, è entrato il titolare del negozio di giocattoli che si trovava in piazza, accanto a casa mia, e che è ormai chiuso da anni. Al suo posto, ora, una banca.
Con lui, la moglie e l’ultimo dei quattro nipotini. Tra poco compirà tre anni.
Ho posato il giornale ed abbiamo iniziato a parlare. Come se io fossi ancora la bambina che ero, quando, nasetto all’insù, entravo a fantasticare tra i giochi. E con la stessa confidenza di sempre, anche se ci si incrocia solo di rado.
Raccontavo di me, della mia vita ora, e intanto osservavo questi nonni sorridenti e premurosi verso il nipotino, vispo e curioso com’è giusto che sia alla sua età.
Abbiamo bevuto, insieme, il caffè, ed è stato allora che ho notato, all’anulare sinistro di questo signore, una “decina” del rosario. Non un anello. Una coroncina che teneva stretta e che ogni tanto, col pollice, faceva avanzare di un passetto.
L’ho guardata e l’ho guardato.
“Ce l’ho sempre con me”, mi ha detto, “perché l’Ave o Maria, l’invocazione alla Vergine accompagna tutti i momenti di tutte le mie giornate. Non so quanti rosari recito, in un giorno… Prego mentre sono in bicicletta, mentre faccio la fila alla posta o al supermercato, mentre cammino… Prego perché non posso stare senza sentire, qui, accanto a me, la presenza della Madonna. Perché è la preghiera che ci tiene in comunione con il Cielo e con la terra…”.
Mentre la moglie lo ascoltava, nelle labbra, appena accennato, lieve le è comparso un sorriso, e i suoi occhi emanavano una pace e una luce che non diresti possibile in una madre che un giorno di tanti anni fa ha perso, in un incidente in moto, un figlio diciassettenne, all’epoca appena più giovane di me.
Nel poco tempo trascorso insieme, un po’ ascoltavo lui, un po’ gli guardavo la mano sinistra e questa sua inseparabile decina del rosario, un po’ incrociavo lo sguardo dolce e sereno della moglie (eppure il cuore, mi dicevo… chissà come continua a sanguinarle, in mezzo al petto, il cuore…).
E intanto che li osservavo e ascoltavo la delicata tenacia di quest’uomo nel ripetermi che “però c’è modo e modo di pregare, che non serve a niente sgranare Ave o Maria pensando ad altro, e che la preghiera vera è quella fatta col cuore”, mi rendevo conto che solo in quel momento stavo comprendendo davvero, e cioè nel profondo, le parole di papa Paolo VI, che amava ricordare che “il tempo della preghiera non è evasione, ma ‘in-vasione’ del divino nella vita”. Guardandoli, ho compreso: solo quando la fede diventa esperienza capace di dare senso a tutto, perché “tiene insieme tutto”, proprio come quella coroncina, è possibile guardare al passato, al presente e al futuro con la certezza di un disegno misterioso eppure “buono”. Non esistono in commercio rimmel, o eye liner, o lenti a contatto in grado di rendere “così” gli occhi di una madre che abbia perso un figlio!
Abbiamo bevuto insieme il caffè e poi ciascuno si è apprestato a continuare la sua strada. Il piccolo è salito in bicicletta, nel seggiolino dietro, e ci siamo salutati.
“Racconta alla signora Luisella dove andiamo adesso”, ha detto la nonna rivolgendosi al nipotino. “Andiamo a salutare lo zio Giovanni!”, ha risposto lui: occhi furbissimi e un sorrisone.
Lo zio Giovanni: questo zio che non c’è più, perché gli hanno spiegato che è in Cielo, in braccio alla Madonna, ma che tutti i giorni si può andare a salutare. Non è nascosto, dimenticato, come si fa con i brutti pensieri dai quali cercare in ogni modo di distrarsi. Continua ad essere presente in tutti e una compagnia per tutti. Nei genitori e per i genitori; nelle due sorelle. Anche per i quattro nipotini che mai l’hanno visto. Presente in quella misteriosa eppur concretissima “comunione tra Cielo e terra”, possibile solo grazie alla preghiera.
Li saluto con la mano e seguo con lo sguardo le bici che partono. Ciascuno andrà a fare le cose che deve fare, penso. A vivere la vita che non siamo noi a scegliere, ma che ci è data.
Le nostre biciclette prendono strade diverse, eppure il cuore mi dice che la meta è la stessa.
In questo tempo lento dell’estate, nel dettaglio di una “decina” del rosario, inseparabile compagna di cammino, ho visto che “si può vivere così”: come questo papà e questa mamma. Come questo nonno e questa nonna. In pace con la vita e con la morte. Conviene.  

13 agosto 2011

Incontrare qualcosa che corrisponda alla nostra attesa



Quando penso a un giovane di oggi che si sta aprendo alla vita, sono invaso da una tenerezza infinita: come si orienterà in questa babele piena di opportunità e di sfide in cui gli tocca vivere? Basta vedere la televisione, o accostarsi a un’edicola o a una libreria per vedere la varietà di opzioni che si trova davanti. Scegliere quella giusta è un’impresa ardua.
Ma se da una parte è commovente pensare a un ragazzo che si trova davanti a una simile sfida, mi meraviglia ancor di più il fatto che colui il quale ci ha posto nella realtà non abbia avuto alcun ritegno nel correre un simile rischio. Fino al punto di scandalizzare coloro che vorrebbero risparmiarlo a se stessi e agli altri, figli, amici o alunni che fossero.
Il Mistero, tuttavia, non ci ha lanciato nell’avventura della vita senza fornirci di una bussola con cui potessimo orientarci. Questa bussola è il cuore. Nella nostra epoca il cuore è stato ridotto a un sentimento, a uno stato d’animo. Ma tutti noi possiamo riconoscere nella nostra esperienza che il cuore non si lascia ridurre, non si conforma a nessuna cosa. «L’uomo è veramente creato per ciò che è grande, per l’infinito. Qualsiasi altra cosa è insufficiente», dice il Papa nel suo Messaggio. E noi lo sappiamo bene.
Perciò, chi prende sul serio il suo cuore, fatto per ciò che è grande, comincia ad avere un criterio per comprendere se stesso e la vita, per giudicare la verità o la falsità di qualunque proposta che spunti all’orizzonte della sua vita. «Vi vengono presentate continuamente proposte più facili, ma voi stessi vi accorgete che si rivelano ingannevoli, non vi danno serenità e gioia».
C’è qualcosa che sia all’altezza delle nostre esigenze più profonde, che possa rispondere al nostro anelito, grande come l’infinito? Molti risponderanno che una cosa simile non esiste, vista la delusione che in tante occasioni hanno sperimentato riponendo la loro speranza in qualcosa che era destinato a deluderli. Ma nessuno di noi può fare a meno di sperare. È irrazionale questa aspettativa? E allora, perché speriamo? Perché è la cosa più razionale: nessuno di noi può affermare con certezza che non esiste.
Ma scopriremo che esiste solo se avremo l’opportunità di incontrare qualcosa che corrisponda veramente alla nostra attesa. Come i primi che incontrarono Gesù: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!»
Da quando questo fatto è entrato nella storia, nessuno che ne abbia avuto notizia ha più potuto o potrà stare tranquillo. Tutto lo scetticismo del mondo non potrà eliminarlo dalla faccia della terra.
Resterà là, sull’orizzonte della sua vita, come una promessa che rappresenta la più grande sfida che abbia dovuto affrontare. «Chi mi seguirà riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna». Solo chi ha il coraggio di verificare nella vita la promessa contenuta nell’annuncio cristiano potrà scoprire che esso è capace di rispondere alla sua attesa. Senza questa verifica non potrà esistere una fede all’altezza della natura razionale dell’uomo, vale a dire, capace di continuare a essere interessante per lui.

di Julián Carrón tratto da  Alfa y Omega, 28 luglio 2011

YouCat: il catechismo dei giovani alla GMG di Madrid

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YouCat è un regalo personale di Benedetto XVI per i pellegrini della Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Madrid nei prossimi giorni.

Pensando sempre ai giovani e cosciente che in loro è il futuro della Chiesa e della società, Papa Benedetto XVI, in questa Giornata Mondiale della Gioventù, ha voluto far loro un regalo molto speciale: lo YouCat (Youth Catechism). Questo libro che tutti i pellegrini troveranno nei loro zaini è un chiaro strumento affinché i giovani possano vivere il lemma di questa GMG: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede

Questo compendio della fede è formato da 280 pagine nelle quali si cerca rispondere, in modo semplice e adatto ai giovani, alle principali domande della fede cattolica. Tratta le inquietudini e i dubbi che sono presenti nella gioventù di oggi, perché, come afferma il Papa: “I giovani di oggi non sono tanto superficiali come si dice di loro. Vogliono sapere che cosa è veramente importante nella vita.”

Questo libretto è un gioco continuo di domande e risposte dinamico e brioso. In questa maniera i giovani potranno trovare le risposte che cercano in un modo nuovo, affascinante e divertente. Dice il Papa nel prologo dello Youcat: “Questo libro è avvincente perché ci parla del nostro stesso destino. Vi presenta il messaggio del Vangelo come ‘la perla preziosa’ (Mt 13, 46), per la quale bisogna dare ogni cosa.”

Ha un design semplice e attraente in cui si intercalano fotografie e spiritose illustrazioni al fine di renderlo più visuale e vicino ai giovani.
È molto facile da utilizzare, poiché è chiaramente diviso in quattro parti: la prima, intitolata “Che cosa crediamo”, parla di Dio e delle Scritture; la seconda parla dei sacramenti; la terza riguarda la vita in Cristo, parlando dei 10 comandamenti, la vocazione… e infine, come bisogna pregare.
Da Madre Teresa a Dostoevskij



Una delle cose più interessanti e innovative di questo libro piccolo, ma con un grande contenuto, è che nelle colonne laterali delle pagine si aggiungono citazioni di santi e maestri della fede, e anche di letterati e pensatori di tutti i tempi. Nell'edizione in spagnolo per la GMG ci sono citazioni da Madre Teresa di Calcutta a Gandhi, passando per alcuni dei patroni di questa GMG - come Giovanni Paolo II, Santa Teresa di Ávila, San Giovanni della Croce o San Ignazio di Loyola - fino ad Aristotele, Dostoevskij, Lewis, Cervantes o Lope de Vega.
“Non aver paura che un giorno finirà la tua vita! Temi piuttosto di perdere l'occasione di cominciarla correttamente”, è una delle citazioni del Beato Henry Newman.
Anche le fotografie cambiano da un'edizione all'altra: nell'edizione in spagnolo per la GMG ci sono foto delle opere di Gaudí, un cruzeiro del Cammino di Santiago di Compostela o Nostra Signora di Guadalupe.