Vincent Van Gogh - Notte stellata sul Rodano - particolare (Musée d’Orsay, Parigi)

20 marzo 2011

Farmacisti, no legittimo a pillola del giorno dopo

farmacia_2.jpgIl Comitato nazionale di bioetica ha espresso in maggioranza un orientamento favorevole al riconoscimento del diritto all’obiezione di coscienza ai farmacisti rispetto alla vendita dei “contraccettivi di emergenza”, la cosiddetta “pillola del giorno dopo”: lo si può leggere nella “Nota in merito alla obiezione di coscienza del farmacista alla vendita di contraccettivi di emergenza”, approvata dal Cnb il 25 febbraio scorso in risposta a un quesito dell’on. Luisa Santolini.

La deputata aveva chiesto al Cnb di pronunciarsi “in ordine alla correttezza deontologica e/o comunque etica del farmacista che, invocando la clausola di coscienza prevista peraltro dal proprio Codice Deontologico all’art.3, comma 1 lett. C), rifiuti di vendere prodotti farmaceutici per i quali non si esclude la possibilità di un meccanismo d’azione che porti all’eliminazione di un embrione umano”.

I fatti sono noti: la “pillola del giorno dopo” è un prodotto che, somministrato entro 72 ore da un rapporto sessuale che potrebbe aver dato luogo a un concepimento, può impedire la gravidanza. Nella letteratura scientifica c’è dibattito sul suo effettivo meccanismo di funzionamento: agisce solo da contraccettivo, impedendo la fecondazione, oppure può avere anche un effetto antinidatorio, cioè può impedire a un embrione già formato di annidarsi in utero?

Il foglietto illustrativo che accompagna il prodotto non esclude questa seconda possibilità, che vorrebbe dire un precocissimo aborto chimico, tra l’altro mai verificabile: perché sia efficace, infatti, questa pillola deve essere presa quando ancora è impossibile sapere se un embrione si è formato o meno. Incertezza sulla presenza di un embrione, quindi, e anche sul meccanismo di azione del prodotto chimico. Ma proprio perché è in gioco una vita umana, pur nelle prime ore della sua esistenza, la questione è delicatissima. In questi anni alcuni farmacisti hanno chiesto, in analogia a quanto concesso ai medici per l’aborto, di poter fare obiezione di coscienza: come i medici possono rifiutarsi di attuare una legge dello Stato, la 194, che ha legalizzato l’aborto in Italia, e quindi non partecipare alle procedure abortive, così alcuni farmacisti chiedono di sottrarsi all’obbligo di consegnare questo specifico prodotto a chi lo chiede, pure se con la prevista ricetta medica. 
La consegna di un farmaco in presenza di ricetta è infatti obbligo di legge, ed è una disposizione che tutela i cittadini: è solo il medico a stabilire di cosa ha bisogno il suo paziente, e nessun altro. Ma questa norma – sacrosanta – è stata introdotta nell’ordinamento quando l’aborto era un reato, e non potevano essere commercializzati prodotti esplicitamente abortivi. Il farmacista, tra l’altro, non è un commesso specializzato, ma fa parte del sistema sanitario nazionale con un suo ordine professionale, e tanto di codice deontologico. Se consegna un farmaco anche solo potenzialmente abortivo, diventa, di fatto, l’ultimo attore decisivo in un percorso che porta alla soppressione di una vita umana.[...segue] Leggi tutto su SAFE
di Assuntina Moressi, tratto da [SAlute FEmminile] 18 marzo 2011

18 marzo 2011

11 marzo 2011 il terremoto in Giappone



Il nucleare, per parlar d'altro.

Un numero imprecisato di vittime. Un fragore che inghiotte città, vite, speranze. Uno spettacolo tremendo della nostra piccolezza. Una lezione che gli antichi e i nuovi saggi ci ripetono, in opere profonde di filosofia, in bellezze strazianti di poesie e fino in proverbi popolari: siamo qui provvisori, siamo "quasi" niente come diceva Leopardi.
Sgomento che può indurre a due atteggiamenti: disperazione o senso religioso dell'esistenza. Rifiuto della vita come bene o senso del mistero.
E invece si mettono tutti a parlar d'altro. Del nucleare. Come se fossero tutti ingegneri. Tutti, giornalisti, opinionisti, baristi, politici... Non che il problema non sia serio, e anche strumentalizzato. Ma così si è trovata nel grande disagio la via per uscire, per distrarsi, per parlar d'altro. Per non guardare in faccia la nostra piccolezza, e che cosa questa chiede alla nostra coscienza normale. Si è preferito ancora una volta la distrazione.

di Davide Rondoni, tratto da clanDestino Zoom numero 382 - 16 Marzo 2011

10 marzo 2011

Regno Unito: educazione sessuale anche all'asilo, rivolta dei genitori

Leggendo questa notizia sono rimasta esterefatta!!!!
Un tempo si arrivava quasi al matrimonio in situazioni in cui i futuri sposi ricevevano dai genitori, nel migliori casi - perché spesso neppure questo avveniva - una spiegazione dei rapporti sessuali con esempi di api che impollinano i fiori, ma realistici fumetti illustrati fin dalla materna è veramente troppo. Forse questi signori non si rendono conto di quanto male stanno facendo ai propri figli e alla società che stanno costruendo. E qui sfido chiunque a definir bigotta questa posizione, sono più che certa che anche una persona non religiosa è d'accordo, basta avere solo un po' di buon senso.  Difatti nei 16 Comuni del Regno Unito tutti i genitori, non solo i cristiani, si sono ribellati.
Lo stupore che nasce dalle emozioni, dall'affetto verso l'altro non è e non può essere solo mera corporeità. 
Mi domando poi perché esiste il diritto di scelta se frequentare o meno le ore di religione e invece c'è l'obbligo di frequentare corsi di educazione sessuale. Strano mondo il nostro, scopriremo negli anni la profondità della ferita che si sta infliggendo alla nostra umanità, quando forse non sarà più possibile porre rimedio allo  squarcio provocato alla dignità del vivere, al gusto del vero, del bello e del giusto.

***


Non c'è da meravigliarsi se il Parlamento Europeo fatica a difendere i diritti umani basilari e quelli dei cristiani, se nei suoi paesi la lesione di tali diritti è tollerata, se non addirittura perpetrata per legge.

Dopo i
corsi sessuali obbligatori della Spagna di Zapatero, nel Regno Unito ben 16 Comuni hanno deciso di introdurre l'educazione sessuale anche all'asilo. I manuali sono osceni. A mo' di fumetto si vedono genitori che fanno sesso, con tanto di spiegazioni sulle posizioni possibili e su come avviene l'atto, con esplicita menzione di peni e vagine. La lesione del diritto di libertà educativa è tale che oltre all'Istituto cristiano inglese, sono gli stessi genitori a ribellarsi.

La maggioranza chiede di poter esentare dai corsi i figli se in disaccordo con gli insegnamenti impartiti.
Il ministero dell'Istruzione si è, però, limitato a dire che «secondo la legge, le scuole devono assicurarsi che l'educazione sessuale sia appropriata all'età e alla maturità degli alunni». Comunque «spetta agli insegnanti usare della loro professionalità per decidere in merito».

Dello scorso 9 marzo, invece, la notizia della sentenza che ha
condannato a 43 giorni di prigionia una mamma che nel 2006 si era rifiutata di pagare una multa da 2.340 euro per essersi rifiutata di far partecipare i propri figli a dei corsi sessuali contrari al proprio credo cristiano. Ora, gli avvocati della donna, membri di un istituto per la libertà religiosa, si sono appellati alla Corte europea per i diritti dell'uomo. Purtroppo però la Corte giudica sempre a partire dalle leggi statali e in Germania la scuola è obbligatoria, tanto che per lo stesso motivo una famiglia si è rifugiata in America con diritto d'asilo per persecuzione di una libertà fondamentale.

Tornano quanto mai
attuali le parole che il Santo Padre ha rivolto lo scorso gennaio al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede: «Riconoscere la libertà religiosa significa, inoltre, garantire che le comunità religiose possano operare liberamente nella società, con iniziative nei settori sociale, caritativo o educativo... E’ preoccupante che questo servizio che le comunità religiose offrono a tutta la società, in particolare per l’educazione delle giovani generazioni, sia compromesso o ostacolato da progetti di legge che rischiano di creare una sorta di monopolio statale in materia scolastica»

«Esorto tutti i governi» continuava Benedetto XVI, «a
promuovere sistemi educativi che rispettino il diritto primordiale delle famiglie a decidere circa l’educazione dei figli e che si ispirino al principio di sussidiarietà, fondamentale per organizzare una società giusta... Proseguendo la mia riflessione, non posso passare sotto silenzio un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione».

di Benedetta Frigerio, tratto da [Tempi.it] 9 marzo 2011 

03 marzo 2011

Io voglio servire Gesù

«Voglio che la mia vita dica che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora – in questo mio sforzo per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan – Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita». 

Sono parole pronunciate qualche tempo fa da Shahbaz Bhatti, ministro pakistano per le minoranze, cattolico, ucciso martedì 1 marzo a colpi d’arma da fuoco in un agguato tesogli nella città di Islamabad.

Già co-fondatore e direttore dell’APMA (All Pakistan Minorities Alliance), un’organizzazione che rappresenta le comunità emarginate e le minoranze religiose del Pakistan, da ministro si è speso in prima persona per la pari dignità di tutte le comunità del Paese. Recentemente era intervenuto nella vicenda di Asia Bibi, pronunciandosi con decisione a favore di una revisione della legge sulla blasfemia. Forse proprio questa ultima sua battaglia ha mosso i suoi assassini.



Shahbaz Bhatti, così scriveva nel libro Cristiani in Pakistan. Nelle prove la speranza.
 
Mi sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto di abbandonare la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa: «No, io voglio servire Gesù da uomo comune».
Questa devozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora – in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan – Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese.
Molte volte gli estremisti hanno cercato di uccidermi e di imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. Gli estremisti, qualche anno fa, hanno persino chiesto ai miei genitori, a mia madre e mio padre, di dissuadermi dal continuare la mia missione in aiuto dei cristiani e dei bisognosi, altrimenti mi avrebbero perso. Ma mio padre mi ha sempre incoraggiato. Io dico che, finché avrò vita, fino all’ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri.
Voglio dirvi che trovo molta ispirazione nella Sacra Bibbia e nella vita di Gesù Cristo. Più leggo il Nuovo e il Vecchio Testamento, i versetti della Bibbia e la parola del Signore e più si rinsaldano la mia forza e la mia determinazione. Quando rifletto sul fatto che Gesù Cristo ha sacrificato tutto, che Dio ha mandato il Suo stesso Figlio per la nostra redenzione e la nostra salvezza, mi chiedo come possa io seguire il cammino del Calvario. Nostro Signore ha detto: «Vieni con me, prendi la tua croce e seguimi». I passi che più amo della Bibbia recitano: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi». Così, quando vedo gente povera e bisognosa, penso che sotto le loro sembianze sia Gesù a venirmi incontro.
Per cui cerco sempre d’essere d’aiuto, insieme ai miei colleghi, di portare assistenza ai bisognosi, agli affamati, agli assetati.
Shahbaz Bhatti, Cristiani in Pakistan. Nelle prove la speranza,
Marcianum Press, Venezia 2008 (pp. 39-43)
tratto da Oasis, 2 marzo 2011