Vincent Van Gogh - Notte stellata sul Rodano - particolare (Musée d’Orsay, Parigi)

02 maggio 2015

EXPO e dintorni, ovvero l'educazione preme.

EXPO è indubbiamente una grande occasione per tutto il mondo e per l'Italia in particolare.
 
Grande partecipazione all'evento inaugurale in piazza Duomo con Bocelli, sia sul posto che in televisione, segno di un'attesa condivisa da molti.
E poi arriva il 1° maggio, che già di suo è una grande data, e dai discorsi che ho sentito nulla di nuovo all'orizzonte, a parte il collegamento con il Santo Padre e le riflessioni a cui invitava tutti.
Che dire poi della mal pensata di cambiare quella parte del nostro inno nazionale "siam pronti alla morte" con "siam pronti alla vita", mi ha lasciato basita.
Ma chi non è pronto alla vita!!!! Veramente non ha alcun senso cambiare l'inno nato 168 anni fa in un momento storico diverso.
Leggevo in facebook un commento di un certo Rossi G. che trovo condivisibile in alcune sue affermazioni
[...] c'è sempre la possibilità di non eseguire l'Inno nazionale se lo si ritiene inadeguato al comun sentire), a parte l'infantilismo capriccioso - l'Inno piaccia o meno quello è - a parte la megalomania di disporne in modo iper soggettivo di qualcosa che è nata così e non può essere modificata in base alla vulgata corrente, qualunque essa sia - come se "l'Amor, ch'a nullo amato amar perdona" della Divina Commedia diventi, nelle esegesi corrente, la sua negazione per i sol fatto che esiste il divorzio [...] e poi ancora aggiungeva: [...] cambiare le parole di Mameli è termometro di una tendenza ben radicata da sempre nella società, specie in quelle sostanzialmente atee, di non voler pronunciare la parola morte, come se la prima regola del Fight Club del cialtronismo superstizioso e politicamente corretto è quello di non parlare della morte. Ne parlava Chesterton, non è nuovissima come diagnosi, però mai si era arrivati a relativizzare un testo, cambiarne i connotati, e lasciarsi spaventare addirittura dalla "morte" del proprio inno nazionale.  Ci si rifiuta persino di pronunciarla della morte, a mo' di regola socialmente imposta, come se non stesse bene farlo in società. Si finge abbia a che fare il meno possibile con la vita e infatti anche quando si parla di aborto e eutanasia la morte viene verniciata come scelta di libertà e infatti si parla rispettivamente di interruzione volontaria di gravidanza e di dolce morte. Come se affaticarsi a declinare tutto al positivo e levare dalla propria percezione del mondo persino i segni lessicali del negativo servisse a esorcizzare la realtà e quindi il dolore che essa, vera per definizione, porta per forza con sé. Il piano è quello della dissociazione superstiziosa. E fa ridere tanta tristezza.
I fatti accaduti con la violenza dei black bloc devono far riflettere ognuno di noi, secondo me lascia il tempo che trova incolpare quel tal politico o quel funzionario, il movimento dei black bloc si muove solo per far danni, è nella sua origine genetica, l'anarchia, ma far danni dove e quando?
Solo in occasioni come questa, per avere visibilità, perché se fossero veramente contrari al sistema, avrebbero tantissime altre occasioni per manifestare, per cause che danneggiano realmente l'uomo, perché ad esempio non manifestano per gli sbarchi degli immigrati clandestini, li la realtà incombe, migliaia di persone sono morte per fuggire dall'oppressione e dalla fame, e quante ancora ne moriranno. Ma i black bloc che visibilità avrebbero lì, nessuna.

Quello a cui dobbiamo guardare è la reazione immediata di semplici cittadini, pronti a rimboccarsi le maniche e ripulire la città a fianco a chi fa questo per lavoro, così da accogliere i visitatori in una Milano pulita, ma pulita prima di tutto per sé stessi, un luogo bello in cui vivere e lavorare. Questo secondo me è lo sguardo da avere per andare avanti e riprendere il cammino, le recriminazioni servono a ben poco.
Questi fatti non possono lasciarci indifferenti e soprattutto non vanno messi nel dimenticatoio, devono far riflettere ognuno di noi, perché questi giovani violenti sono figli della società che stiamo creando, una società atea e senza valori.
 
L'emergenza sta nell'educazione, e mi riferisco in primo luogo all'educazione di noi genitori non dobbiamo cedere ad altri il diritto di educare i nostri figli in ciò in cui non crediamo. Diritto della famiglia, non diritto di stato, che si sta prendendo libertà che non gli competono come nell'educazione scolastica, lo stato vuol mettere il naso anche su come un individuo debba concepire la sua natura di genere. L'indottrinamento gender nelle scuole parte fin dalla più tenera età, penso che queste tendenze ci condurranno in un futuro con fatti ancora più sconvolgenti degli attuali, ovvero se tutto è possibile e tutto ci è permesso, perché non farlo. E' una libertà fasulla, una libertà senza alcun criterio non forma la coscienza di nessuno, non fa distinguere ciò che è bene e ciò che è male.
D'altro canto la nostra società attuale già rasenta l'assurdo, penso ad esempio a quella piccola alunna redarguita dalla maestra perché si fa il segno di  croce prima di iniziare a pranzare o del divieto emanato da alcune scuole dove non si può più fare il segno della croce.
 
 
Il grande scrittore britannico Gilbert Keith Chesterton scriveva: "Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente perché comincia a credere a tutto" e ancora "Uomini che cominciano a combattere la Chiesa per amore della libertà e dell'umanità, finiscono per combattere anche la libertà e l'umanità pur di combattere la Chiesa".
 
Perdonatemi lo sfogo, non sono in molti a parlare di questi argomenti, sono nonna i miei figli ormai sono grandi e sposati, ma penso ai miei nipotini, penso ai figli di tanti giovani amici, penso a questi bimbi e al mondo che troveranno tra soli vent'anni, e nel mio piccolo, anche scrivendo su un blog, cerco di portare avanti le lotte in cui credo, per una società più umana, più giusta, una società che permetta effettivamente di poter crescere i propri figli secondo valori più umani e per chi crede valori cristiani. Invito a fare altrettanto a chi condivide con me i valori di un'educazione cristiana.
 
Nutrire il pianeta, energia per la vita inizia da qui dal gesto di una bimba che si fa il segno della croce prima di pranzare per ringraziare chi le ha dato tutto.
 

1 commento:

  1. Da leggere anche il commento di Rodolfo Casadei su Tempi:
    "Contrapporre la vita alla morte è il più grossolano errore che il pensiero può compiere: vita e morte sono le due facce di un’unica medaglia, che è quella dell’esistenza umana. Tutto ciò che è nato morirà, tutto ciò che muore è nato. Vivere è morire un po’ per volta, morire è compiere qualcosa che presuppone la vita. Contrapporre morte e vita è puerile e ignorante. Esaltare l’amore per la vita di noi occidentali contro il supposto amore per la morte dei fanatici islamici è una pericolosa semplificazione che disarma l’Occidente nella guerra che gli estremisti gli hanno dichiarato".
    http://www.tempi.it/blog/expo-quel-siam-pronti-alla-vita-come-un-preservativo-inno-d-italia#.VUo7dmxH7wd


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