Carissimi lettori vi pongo una domanda:
"Se numerose specie animali beneficiano di una vasta protezione, compresa quella penale, perché proteggere di meno la vita degli esseri umani che stanno per nascere?".
Il paradosso è ben sintetizzato con un bambino e una lince iberica che campeggiano vicini sul manifesto pubblicitario che dà il via alla campagna di informazione promossa dalla Conferenza episcopale spagnola in vista della "Giornata per la vita" che si celebrerà mercoledì 25 marzo. Sul felino appare la scritta “protetto”, sopra il bambino la domanda “E io?”. Sotto entrambi lo slogan: “Proteggi la mia vita!”.
Sconvolgente l’affermazione dei vescovi che compare in una nota intitolata "La vera giustizia: proteggere la vita di chi sta per nascere e aiutare le madri", i presuli affermano come "nella nostra società va prendendo piede un'enorme deformazione della verità riguardo all'aborto, che è presentato come una scelta giusta della madre volta a risolvere un grave problema che la tocca in maniera drammatica". Arrivando addirittura "a includere l'aborto fra i cosiddetti "diritti alla salute riproduttiva".
Ma ci pensate, l’aborto diritto alla salute riproduttiva, mi vengono i brividi, come può definirsi giustizia questo? A quale diritto ci riferiamo? E’ accertato, l’aborto provoca grande sofferenze, per quanti tentativi si facciano di dimenticare, rimarrano le cicatrici, segni che non si cancelleranno dal cuore di ogni madre. Questo è ciò che anche le più sfegatate femministe pro-aborto hanno, con tremore, il coraggio di ammettere, per poi trovare subito dopo le giustificazioni al gesto.
Il vero aiuto, "la giustizia autentica passa attraverso la difesa del nascituro e l'aiuto integrale alla donna affinché possa superare le difficoltà e dare alla luce suo figlio". Tutto ciò è in contrasto con una sempre più grande sensibilità che sta emergendo nella nostra società sulla necessità di proteggere gli embrioni delle diverse specie animali.
Recentemente sono state varate leggi che tutelano la vita di queste specie animali nelle loro prime fasi di sviluppo, ricorderete senz’altro il “Progetto Grandi Primati”, paradossalmente all’opposto accade che si disattende alla vita della persona umana che sta per nascere dove prevale sempre di più una mancanza di protezione. Il Codice penale spagnolo arriva a posizioni che rasentano l’assurdo a mio parere, sono difatti previste pene, incluso il carcere, per coloro che attentano contro la fauna e la flora protetta, ma il culmine sta nel fatto che si ribadisce che anche l'aborto è un delitto ma "che spetta al giudice, a seconda delle circostanze del caso, decidere la pena corrispondente". L’attuale normativa spagnola prevede che l'aborto non è considerato reato quando si interrompe la gravidanza nelle prime dodici settimane, nel caso di violenza sessuale, fino alle ventidue settimane se ci sono rischi di malformazione del feto e, sempre, se sussistono pericoli per la salute fisica e psichica della madre.
La difesa del valore assoluto del diritto alla vita, "che inizia dal momento della fecondazione", è l’obiettivo del Manifesto dei 300 o Dichiarazione di Madrid – presentato il 17 marzo 2009 e firmato da più di trecento fra scienziati, docenti e intellettuali impegnati nei campi della bio-medicina, delle scienze umanistiche e delle scienze sociali che nel documento si schierano con la Chiesa Cattolica e contro l’aborto libero.
Ero entrata nel tuo blog tanto tempo fa e me ne ero dimenticata. Ti ho ritrovato in "A tempo e luogo". Riguardo quello che hai scritto: mia mamma è stata settimana scorsa al S. Carlo per un day hospital in ginecologia. Era digiuna dalla sera prima e alle 4.30 del pomeriggio le hanno detto che non potevano farlo perchè c'erano state delle urgenze che avevano occupato tantissimo la sala operatoria. Mia mamma era tra le ultime per cui l'ho riportata a casa. Era il giorno degli aborti e le ho viste tutte: nessuna italiana, ragazze tra i 18 e i 25 anni. Chiaro che non hanno rimandato a casa nessuna di loro!
RispondiEliminaMaria Stella, una giovane amica neo-mamma e futuro medico mi ha raccontato ciò che tu dici con una sofferenza indicibile. Al rientro dalla maternità, era ancora tirocinante, fu obbligata ad assistere ad un'intera giornata di aborti, fatico ad immaginare il suo dolore. Noi a volte fingiamo che non esista e lo nascondiamo anche a noi stessi, anche quando ci sbattiamo il muso contro.
RispondiEliminaNel post si evidenzia in Spagna un pericolo ancor più subdolo.